home raccolta supplementi
[dal plein-air al plein-hasard ][1]
Vincent - Se senti una voce dentro di te che ti dice: “Non sei un pittore” allora, proprio allora devi dipingere e quella voce verrà messa a tacere, soltanto col lavoro però.[2]
Intanto la querelle a distanza tra Schapiro, Heidegger e Derrida ha generato una tal folla di scarpe che oggi neppure Luciano alla Stazione Termini [3] potrebbe fotografarne tante.
Non deve stupire, quindi, ritrovarne tante a scarpinare qui dappertutto come tante illustrazioni estemporanee e fuori testo…
Ho forse detto per errore: illustrazioni?
Avrei dovuto dire meglio: abbozzi, eseguiti nel corso dei miei primi rapidi incontri con i testi dei tre illustri professori…
Perché mentre li leggevo dicevo a me stesso: non devo smettere prima che in essi io riesca a cogliere qualche effetto da esprimere seriamente, non importa poi quel che possono dirne. Ma dato che la mia concentrazione non durava, dovevo annotare in fretta. La loro natura mi ha detto qualcosa, mi ha rivolto la parola e io la trascrivo in stenografia.
Le parole le strizzai fuori direttamente dalla matita; entrarono in un attimo con alcune idee forti di una ispirazione sicura, e le aggiustai un poco.
Nella mia stenografia ci sono cose che non si possono decifrare, forse ci sono errori e vuoti; ma in essa c’è qualcosa di quanto le cose mi hanno detto.
E non si tratta del linguaggio addomesticato o convenzionale derivato dalla maniera che è oggetto di studio o da un metodo piuttosto che dalla natura stessa. Mi ha colpito con quanta solidità quelle mie smozzicate glosse e chiose geroglifiche fossero in definitiva allignate nella questione.
In un certo qual senso sono lieto di non aver imparato a scrivere, perché in tal caso potrei aver imparato a trascurare proprio effetti come questi.
Sì – ora quelle annotazioni se ne stanno lì, sorgono dagli stampati, sui bordi dei fogli, eppure profondamente radicati in essi.[4]

Non ricordo chi abbia detto qualcosa a proposito della pagina scritta che doveva apparire tormentata come in un disegno le foglie degli alberi di un bosco sferzate dal vento…
Flaubert, forse ?….
Ci sono tante persone, soprattutto tra i compagni, che immaginano che le parole non sono niente; al contrario non sei d’accordo che dire bene una cosa è così interessante e così difficile come dipingerla? C’è l’arte delle linee e dei colori, ma l’arte delle parole nondimeno esiste ed esisterà. [5]
Ecco allora dei fogli sputati en plein hasard.
[1] - Ovvero: come sono state scritte queste pagine.
[2] - Vincent a Theo, Nieuw-Amsterdam 28 ottobre 1883 (n. 400-335).
[3] - Vedi figura.
[4] - L’intero brano da “perché”  a “essi”, è una parafrasi della lettera del 3 settembre 1882 (n. 260-228) di Vincent a Theo.
[5] - Vincent a Emile Bernard, Arles 19 aprile 1888 (n. 599-B4).




SCARPE [dall’estetica alla podistica]
parte prima H.D.S. MAROQUINERIES